Giro d’Italia a nuoto, la sfida di un sognatore per una società solidale.

Giro d’Italia a nuoto, la sfida di un sognatore per una società solidale.

21 Luglio 2020 0 Di redazione

di Maria Teresa Pellicori
COMUNICARE MAGAZINE

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IL PROGETTO

“La pandemia ci ha insegnato il valore di una sanità pubblica e gratuita, di investire nella ricerca scientifica e di costruire una società cooperativa, solidale, responsabile, ecologica”. Salvatore Cimmino, con il suo visionario progetto “A nuoto nei mare del globo” dà voce a questa spinta. Parliamo di un uomo di 55 anni che a 15 subisce una grave amputazione di una gamba per un osteosarcoma. Un atleta “tardivo”, come si definisce lui stesso, che comincia a nuotare sotto consiglio medico e che invece di trarne un beneficio individuale trasforma lo sport in un veicolo di cultura. Il progetto ‘’Giro d’Italia a nuoto 2021’’ – parte dell’iniziativa “A nuoto nei mari del globo” – prevede un “giro” in mare di 182 giorni, da Ventimiglia a Trieste.
Cimmino nuoterà 3365 km, da aprile a ottobre del 2021. Un’impresa incredibile per denunciare la miopia verso la condizione della disabilità e i ritardi del Peba, i piani di eliminazione delle barriere architettoniche”.

INTERVISTA

Come nasce questo progetto?

Ho immaginato il progetto durante il lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19, ispirato dalle enormi difficoltà vissute dalle persone con disabilità e dalle loro famiglie in tutto il Paese.
La fragilità di queste persone, e delle famiglie quotidianamente impegnate nella loro cura, ha enormemente amplificato gli effetti sociali e sanitari dell’epidemia.
Nel corso di questa complicata e inattesa situazione la politica non ha saputo affrontare le specificità di questo mondo, lasciando le cooperative sociali e le organizzazioni di volontariato prive di indicazioni rispetto ad una strategia di intervento capace di rispondere, con strumenti adeguati, alle nuove sfide, inasprendo quindi l’isolamento di famiglie già pesantemente provate dal dolore. Di fatto, e non è facile dirlo, sono stati spesso violati diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione, come il diritto alla salute, alla libertà di cura, all’istruzione.
E’ nel contesto di questi principi che ho pensato, sperando di riuscire a realizzarlo il prossimo anno, al progetto “Il Giro d’Italia a nuoto 2021, per un’Italia sempre più inclusiva”, che dovrebbe svolgersi da Ventimiglia a Trieste, percorrendo quindi 3.365 Km in 182 tappe. Verranno coinvolti 182 Comuni con i quali, a partire dalla condivisione dei principi contenuti nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, mi auguro di poter discutere dell’attuazione dei PEBA, il piano di eliminazione delle barriere architettoniche, già adottato da diversi Comuni italiani.

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Qual è stata la prima impresa in mare e quando hai capito che nuotare poteva diventare una missione per portare avanti una battaglia personale che si è trasformata in un impegno sociale e di denuncia dei ritardi in un ambito importante come quello della disabilità?

La mia prima traversata a nuoto, che non dimenticherò mai, è stata il 15 luglio del 2006, quando ho nuotato per 24 Km: da Capri (Lido delle Ondine) a Sorrento (Peter Beach).
E’ stata la prima volta che ho provato la sensazione di aver costruito, o almeno di averci provato, un ponte, un contatto tra il mondo della disabilità e la società civile, rispondendo a una esigenza, quasi un’urgenza, che ormai sentivo dentro di me da un po’ di tempo. Ho iniziato questa avventura, che poi mi ha portato in giro in tutto il mondo, proprio perché convinto dell’importanza della condivisione: solo facendo conoscere le difficoltà che quotidianamente viviamo noi persone con disabilità, solo sensibilizzando le coscienze, è possibile promuovere un mondo accessibile per tutti. Sono convinto che la disabilità esista nella società e non nella persona. Credo sia importante promuovere un’idea di società che si faccia carico dell’altro e che spinga ognuno a mettere in campo le proprie competenze con generosità e spirito di solidarietà. Nel corso di questi anni ho imparato che l’accoglienza e la solidarietà esistono davvero: in tutti i posti dove sono stato ho incontrato persone meravigliose impegnate in progetti importanti che sempre hanno accolto le mie iniziative con grande entusiasmo e positività e anche tra le istituzioni locali non è mai mancata la voglia di ascoltare e condividere.

Quali valori porti avanti nuotando? Tu hai scelto il nuoto come veicolo di denuncia e per portare avanti la cultura dell’accoglienza e dell’inclusione. Pensi che lo sport in generale sia uno strumento appropriato per le battaglie sociali?

Il coraggio e la fiducia. Il coraggio nel denunciare e la fiducia nel ricevere ascolto. Bisogna credere nelle persone che ci stanno accantoe poi, naturalmente, bisogna essere capaci di vedere le persone al di là della disabilità e anche al di là delle competenze che sono in grado di esprimere. Bisogna imparare a guardarci dentro e a guardare dentro gli altri, in un esercizio di empatia e accoglienza. Il nuoto ha per me un significato che va ben oltre l’aspetto atletico e il benessere fisico. Il nuoto mi ha permesso di avvicinarmi a tante persone con disabilità che, come è accaduto a me per diversi anni, non riescono a vedere oltre il proprio impedimento fisico e da questo si lasciano completamente definire e condizionare. Il nuoto è lo strumento che ho adottato per far capire a tutti, abili e portatori di disabilità, che ognuno di noi racchiude un mondo pieno e ricco di significati e di valori e io lotto semplicemente perché a tutti sia consentita l’espressione più piena di sé, delle proprie attitudini, dei desideri e delle speranze. Il mondo dello sport mi ha accolto e ascoltato e io credo che, al di là della competizione sia proprio questa la sua funzione fondamentale: accoglienza, condivisione, solidarietà. Lo sport permette il confronto, con gli altri e con sè stessi, la condivisione di un obiettivo, la solidarietà nel raggiungerlo e soprattutto, e per tutti questi motivi, rappresenta un potente strumento di integrazione sociale. Provo una grande riconoscenza nei confronti di tutte le associazioni sportive che hanno tradotto i miei sogni in realtà, a partire dal Circolo Canottieri Aniene che per primo, con un gesto di grande fiducia, ha creduto in me.

ANCI,
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L’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ti ha premiato con una medaglia ufficiale per le tue imprese, deve essere stato emozionante ricevere un riconoscimento di questo tipo. Raccontaci di quella giornata.

In realtà il riconoscimento l’ho ricevuto per posta!! Purtroppo non ho mai conosciuto personalmente il Presidente, e naturalmente ne sarei stato più che onorato ma è stato comunque un fatto straordinario, emozionante e assolutamente inaspettato. Non sono mai stato solo nel corso di questi anni, ho sempre condiviso ogni iniziativa con persone generose e solidali e l’appoggio della più alta carica dello Stato ci ha fatto sentire ancora più forti e motivati.

Maria Teresa Pellicori
Redazione COMUNICARE MAGAZINE