Paradosso

5 Luglio 2010 1 Di salvatore cimmino

Vignetta movimento disabili

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L’ Italia è un paese “paradossale”, basti pensare alle innumerevoli contraddizioni che tradiscono imbarazzanti problemi legati a questioni sociali, economiche, istituzionali: politiche, per comprenderci.
Dal greco parà, ( contro ) e doxa, ( opinione ): un paradosso è un pensiero formulato in contraddizione con i principi della logica comune.
Fatta questa analisi etimologica, mi sovviene di fare un’ altra constatazione: l’abitudine del senso comune guarda alle situazioni paradossali in modo direttamente proporzionale al loro sussistere nel tempo: una situazione, per quanto assurda , dopo un po’ non fa nessun effetto, subentra l’assuefazione.
E’ lo stesso principio per cui l’abitudine tradisce il vero aspetto delle cose.
Questo è esattamente quello che caratterizza maggiormente certe realtà invisibili del nostro Paese. Tra tutte una in particolare getta uno sguardo di penosa vergogna sulle nostre istituzioni:
la realtà invisibile dei disabili!
Si tratta di una realtà imbarazzante a tutti gli effetti se pensiamo che, attualmente, non esiste un’ analisi capace di fotografare in modo esatto e strutturato le dimensioni e le condizioni di vita della popolazione disabile.
Nella maggior parte della nostre regioni non esiste un’anagrafe della disabilità, per cui non è possibile avere una chiara percezione del fenomeno.
Oggi, se non ci fosse il supporto delle famiglie, i disabili, per la maggior parte, vivrebbero una situazione devastante.
Nel nostro Paese, l’unico in occidente, i Diritti dei disabili, sanciti peraltro da una legislazione estremamente avanzata, non vengono né attuati né rispettati, e l’ultima manovra finanziaria ne è la dimostrazione: oltre cinque milioni di persone hanno subito l’ennesimo torto. La percentuale di disabilità necessaria per accedere al sussidio è stata aumentata dal 74 all’85% e questo esclude di fatto dal servizio persone con disabilità molto serie come per esempio i down, gli amputati, bi amputati, paraplegici, tetraplegici. In pratica rimangono contemplate solo le persone affette da grave o totale paralisi, privando una intera categoria di diritti già, e giustamente, acquisiti. Private di questo sussidio di circa 260 euro molte famiglie, già duramente provate, si troveranno ai margini della soglia di povertà, ancora più incapaci di provvedere al disagio e alle difficoltà dei familiari bisognosi.
E’ stata annunciata, in proposito, una manifestazione di protesta delle maggiori associazioni di settore per il prossimo 7 luglio (in un primo tempo si doveva svolgere il 1° luglio), e io colgo l’occasione per richiamare quei parlamentari disabili, almeno loro, che avevano promesso di emendare quella parte di finanziaria che maggiormente ci riguarda, a tener fede alle loro promesse.
Mi ritrovo con amarezza a dover costatare che nel nostro Paese, nonostante trascorsi veramente illuminati, che hanno portato a legiferare in maniera avanzata e intelligente sulla materia dei diritti dei disabili, allo stato attuale non c’è uguaglianza in termini di opportunità per le persone disabili: è presente invece una pericolosa tendenza ad escludere, invece che ad includere, a smantellare, quando presenti, quei contesti strutturalmente preparati ad accogliere persone disabili, e a non progettarne di nuovi, una sostanziale incapacità di elaborazione di politiche atte a tutelare chi non è autosufficiente.

Chiedo scusa per queste amare riflessioni e concludo ricordando che la Comunità Europea, nel 1999, ha adottato una normativa costruita su un insieme di misure di lotta contro la discriminazione dei disabili relativa ai settori principali di intervento che riguardano l’ occupazione, l’ istruzione, la formazione professionale e il trasporto, ricordando che la mobilità per le persone disabili è cruciale.
Bene, questa normativa, nonostante l’Italia sia un membro fondante della Comunità Europea, nel nostro Paese viene quasi sistematicamente ignorata, soprattutto per l’ambito che riguarda la questione della mobilità.