Alunni con disabilità:                                                                           un diritto umano negato dal primo giorno

Alunni con disabilità: un diritto umano negato dal primo giorno

3 Ottobre 2025 0 Di salvatore cimmino

Il primo giorno di scuola: simbolo decisivo di inclusione o esclusione

Il concetto di inclusione scolastica non è solo un principio astratto, ma un diritto tutelato dalla Costituzione italiana e da norme come la Legge 18/2009, ovvero la Legge di ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e la Legge 104/1992, che sanciscono il sostegno agli alunni con disabilità per garantire pari opportunità formative. Tuttavia, migliaia di studenti hanno iniziato l’anno scolastico senza il supporto degli insegnanti di sostegno all’autonomia e alla comunicazione, figure fondamentali per la loro partecipazione in classe.

Queste assenze non sono un dettaglio secondario. Per un bambino che utilizza la comunicazione aumentativa alternativa, o per uno studente che necessita di aiuto per spostarsi, la mancanza di un insegnante di sostegno significa l’impossibilità di seguire le lezioni in autonomia, l’isolamento dal gruppo classe e il rischio concreto di regressione nelle competenze acquisite.

Il CNDDU, Coordinamento Nazionale Docenti per i Diritti Umani, Associazione nata per promuovere l’insegnamento dei diritti umani nelle scuole italiane, ha denunciato come questa situazione rappresenti una violazione dei diritti umani, oltre che un tradimento delle promesse di una scuola realmente inclusiva.

Un aspetto ancora più grave è rappresentato dalle enormi differenze territoriali. Non tutte le scuole italiane offrono le stesse condizioni di partenza: nel Nord e nel Centro Italia gli insegnanti di sostegno sono relativamente più presenti, mentre nel Sud il rapporto tra insegnanti di sostegno e studenti peggiora drasticamente. In alcune regioni meridionali, secondo una ricerca del CNUDD, si registra un insegnante di sostegno ogni 7,5 alunni con disabilità, contro una media nazionale di 1 ogni 3,3

Questa disparità geografica evidenzia una doppia discriminazione: non solo per condizione di disabilità, ma anche per luogo di residenza. Un bambino che nasce a Napoli o a Palermo non gode delle stesse opportunità di chi frequenta la scuola a Firenze o Milano. La scuola, che dovrebbe essere un ponte verso l’uguaglianza, diventa così lo specchio delle disuguaglianze del Paese.

L’inclusione non può ridursi a un numero di ore calcolate a tavolino. Stabilire, ad esempio, un tetto massimo di ore per tutti significa ignorare che le necessità cambiano da caso a caso. È un approccio che finisce per svuotare di senso la parola inclusione, trasformandola in un concetto burocratico e non più educativo. Una vera scuola inclusiva, invece, costruisce percorsi personalizzati, calibrati sulle specifiche capacità e disabilità di ciascun alunno.

Il problema non è solo organizzativo, ma anche politico ed economico. Il CNDDU denuncia come la distribuzione delle risorse mostri chiaramente quali siano le priorità dello Stato. Quando fondi ingenti vengono destinati a eventi culturali, manifestazioni sportive o iniziative secondarie, mentre il sostegno agli alunni con disabilità viene garantito con ritardi e carenze, il messaggio è evidente: l’inclusione scolastica non è considerata un’urgenza.

Garantire la presenza degli insegnanti di sostegno fin dal primo giorno di scuola non dovrebbe essere un optional, ma una condizione minima per parlare di uguaglianza. È una questione di dignità umana e di rispetto delle famiglie che quotidianamente si battono affinché i propri figli non vengano esclusi. Ogni euro sottratto all’inclusione scolastica significa minori opportunità educative, minore autonomia futura e maggiori costi sociali nel lungo periodo.

Per garantire la presenza degli insegnanti di sostegno, urge un piano strutturato e nazionale che assicuri la presenza degli insegnanti di sostegno già dal primo giorno di scuola, senza lasciare spazio a ritardi o disparità territoriali. L’inclusione non è un favore, ma un diritto fondamentale, che deve essere pianificato con serietà. Ciò significa assumere personale stabile e competente, garantire formazione continua, uniformare i criteri tra regioni e stanziare fondi adeguati.

Il primo giorno di scuola rappresenta un momento simbolico fortissimo. È l’occasione in cui ogni studente si sente accolto, parte di una comunità, pronto a vivere nuove esperienze. Per gli alunni con disabilità, quel giorno segna la differenza tra sentirsi inclusi o percepire subito un confine invisibile che li separa dagli altri.

L’assenza degli insegnanti di sostegno significa iniziare l’anno scolastico con un messaggio devastante: non sei al centro delle priorità. Ogni giorno senza sostegno è un giorno perso di apprendimento, socialità e crescita personale. Garantire la presenza della figura dell’insegnante di sostegno non è solo una questione di didattica, ma di valore sociale: si tratta di decidere se vogliamo una scuola che accoglie tutti o una scuola che lascia indietro gli alunni con disabilità.

Salvatore Cimmino